Nessuno di quelli che ieri sera è stato all’Olimpico dimenticherà mai il boato sparato in cielo al rigore decisivo di Zalewski, quasi a mezzanotte, a sancire una volta ancora la Roma sì e il Feye no, la Roma agli ottavi di Europa League e il Feyenoord a casa, al termine di una partita infinita e piena di segnali negativi che sembravano portare chiaramente verso un verdetto negativo, soprattutto dopo il gol negato a Lukaku al 120’ minuto, praticamente la prima e unica occasione raccolta dal gigante belga nella serata, con il diagonale che pareva vincente e invece Wellenreuther era riuscito a spostarne la traiettoria tra il palo e l’accorrente Zalewski, beffa nella beffa, dopo che proprio il giovane polacco era stato oggetto di diverse contumelie da parte dei tifosi per come (non) era entrato in partita.
E invece sono stati proprio loro a scrivere le parti più vibranti della commedia, Lukaku a sbagliare il suo rigore, primo errore della serie, e Zalewski a segnare l’ultimo, diventato decisivo grazie alle due splendide parate dell’altro protagonista, Mile Svilar, nuovo splendido portiere titolare di questa squadra infinita. Tutte scelte azzeccate di Daniele De Rossi che ha finito la serata sfogando l’adrenalina accumulata sotto la Curva Sud, la sua gente, a ripensare all’ultima volta che la Roma aveva vinto ai rigori all’Olimpico, più di vent’anni fa: era il 2002, contro la Triestina in Coppa Italia, e proprio De Rossi aveva realizzato il primo. E come dimenticare Pellegrini, il capitano che con una sua prodezza aveva presto riaddrizzato la serata partita male col gol in apertura di Gimenez: un destro all’incrocio che ha rimesso la Roma al centro dell’Europa (League) e riconsegnato il leader al suo popolo.