Svegliandosi da un incubo senza aver neanche sudato e addirittura in vantaggio per 1-0 per un gol (di Huijsen) che è qualcosa di molto simile a un sogno, e grazie ai miracoli di Svilar, la Roma a Frosinone è ripartita all’inizio del secondo tempo tornando su un assetto più conosciuto e ha sistemato la praticacon l’autorevolezza che fino ad allora non aveva avuto, grazie ai sigilli di Azmoun su respinta corta e di Paredes su rigore dopo una parata in area di Okoli su tiro di Baldanzi non vista in prima battuta da Giua (errore sanato da Di Paolo al Var). Sono questi i nomi da segnarsi per una partita stranissima, dominata dal Frosinone nella prima metà nonostante una decina di assenze e subita dalla Roma schierata (male) con un sistema di gioco diverso (4231, ma più 424, di cui De Rossi si è preso la responsabilità a fine partita con una lodevole ammissione), e poi riequilibrata nel tempo, con il ritorno al 433, e poi gestita nel finale con il rientro di Smalling nel 352. Altri tre punti ne fanno dodici in cinque partite, così il treno della Champions resta a portata di mano e si può pensare all’impegno da vincere di giovedì in Europa League con il Feyenoord